“Il ritorno del vinile. Come sfruttarlo per la tua carriera”
Ciao, benvenuto in questo nuovo articolo di Music Caffeina!
Siamo Daniele e Lorenzo e oggi ti parleremo di un tema molto particolare: il ritorno del vinile.
È una di quelle cose che ti lascia un po’ sorpreso, perché ti domandi come mai, come viene sfruttato e se interessa ai piccoli artisti che stanno emergendo.
Che senso ha il vinile in una strategia?
In un momento storico in cui tutto è su internet, tutto streaming e digitale, “mordi e fuggi”, in cui ci si annoia se il ritornello non arriva dopo 20 secondi, appare sicuramente strano che ricompaia il vinile.
Quello è un mondo che per i ritmi che abbiamo oggi è allucinante.
In realtà c’è un ritorno, anche se si parla di numeri molto bassi.
Rappresenta oggi dal 10 al 15% del mercato fisico.
Poi questo è in realtà molto basso di suo, quindi si tratta di una fetta di mercato davvero piccola.
Ed è legata solo ai super big.
Questo perché:
- Ha dei costi di masterizzazione molto elevati, che non ha niente a che fare con quella del CD. Sono procedure più complesse: i bassi vanno masterizzati in un certo modo, c’è un processo totalmente diverso rispetto al mastering che hai per Spotify o per il CD. Inoltre, costa molto la copia che fai del glass master;
- Richiede un numero di copie minime che deve essere adeguato con il costo e le prospettive di vendita.
Se la vedi da un punto di vista economico, non ha senso per un giovane artista fare un vinile.
Se la vedi dal punto di vista affettivo, come il discorso che facevamo nell’articolo precedente sul legame che si crea con un CD, questo è ancora maggiore.
Magari se regali un vinile nessuno lo ascolterà, ma farai sicuramente un figurone.
Quanto vengono venduti i vinili oggi?
Variano, possono andare dai 35/40 € ai 60 €.
Dipende anche da come è fatta la scatola, la cover.
Non è una bustina, è un materiale a livello grafico e di packaging molto elaborato.
È come quando è uscito l’e-book: chi avrebbe mai detto che l’editoria tradizionale non sparisse totalmente con l’avvento degli e–reader e dei vari tablet, iPad?
Invece il cartaceo esiste ancora. E va di brutto.
C’è anche la voglia di ritagliarsi il tempo per sé e ascoltare la musica come una volta.
E ti diremo di più: non c’è solo il ritorno del vinile, ma anche il ritorno del nastro!
Sia del tape, sia del nastro!
Forse non ti ricordi il “quarto di pollice”, ma un’azienda molto importante che oggi ristampa copie di “Back in Black”, “Made in Japan” e altri dischi mitici sul quarto di pollice, che è una bobina.
Qualcuno può pensare che siano tutte cose da fanatici impazziti, perché tanto si sente uguale su Spotify, ma ti assicuriamo che non è così: il suono ha un calore diverso.
Ma più che la qualità del suono, è interessante il fatto che non puoi cambiare canzone. Ti stai ritagliando del tempo.
Su Spotify l’ascolto è nevrotico, non ti affezioni a nulla.
In macchina, quando ascoltavi la cassetta, prima che arrivasse quel brano che volevi sentire, che magari era pure sull’altro lato, dovevi sentirla tutta!
Perdevi la voglia di “skippare”. Avevi tempo di affezionarti ai brani e all’artista, di ascoltarli ed entrarci in empatia.
Il vero cambio della musica digitale è questo:
Non solo ha portato sul mercato miliardi di canzoni in più, inflazionando il valore singolo della canzone, ma ha reso nevrotico l’ascolto.
Spotify sta dettando le linee guida sulle introduzioni delle canzoni in modo tale da comporla per avere successo sulla piattaforma. Le puoi trovare sui loro siti.
Ma pensa ai Pink Floyd. Introduzioni di due minuti, canzoni lunghissime, successi che duravano sette minuti o più. Si sarebbero trovati in difficoltà oggi!
È un mondo che per alcuni non esiste più, nel 99,9% dei casi.
Però uno può avere voglia di tornare a casa dopo una giornata di lavoro, mettersi con il proprio giradischi (anche di quelli economici a 50 € su Amazon), sedersi sul divano con il proprio bicchiere di vino e vivere la musica in modo totalmente diverso.
Non ha nessun senso quindi a livello economico, ma solo in termini affettivi.
È una sorta di legame ancora più profondo.
Non escludere quindi la stampa di un vinile del tuo album.
Questo non significa che devi farlo subito, non è una necessità dei primi passi, ma a un certo punto per creare un’affezione diversa può essere importante.
Una persona che ama il vinile, dopo 15 ore fuori per lavoro, sbattuto tra le metro e i colleghi insopportabili, può evadere da quel mondo la sera con un bicchiere di vino, magari un amico, e un bel disco.
In quel caso se ci sei tu e la tua musica a fargli compagnia hai fatto centro.
E il suono è totalmente diverso!
Ovviamente non abbiamo parlato la differenza dal punto tecnico del suono.
Il vinile ha una resa sonora veramente notevole.
Se sei abituato ad ascoltare la musica con le cuffiette da Spotify sul telefono, e ti metti un 33 o un 45 giri il tuo mondo verrà completamente rivoltato.
Da un punto di vista sonoro è davvero rilevante.
C’è una concretezza sonora che su Spotify e nello streaming non c’è più (per non parlare di YouTube, dove la qualità è ancora più scarsa).
Grazie dell’attenzione!
Se non sei ancora iscritto, fallo, in modo da seguire i nostri consigli su come portare il tuo progetto musicale da zero a cento.
Hai tante armi e ne avrai ancora di più.
Alla prossima!